Il karate è stato portato in Europa, dal Giappone, quasi un secolo fa e oltre alle tecniche e alla disciplina è stata portata, di conseguenza, anche la lingua che è parte fondamentale in questa nobile arte.

Innumerevoli tecniche e comandi sono detti in giapponese e non sono stati modificati o rimaneggiati da quando questa disciplina è sbarcata nel vecchio continente. Ad esempio: hajime è la parola che da inizio ad ogni incontro e significa, appunto, “inizio” e sempre durante i match è possibile sentire, gridata dagli arbitri, la parola yamete che serve a fermare l’incontro e tradotta sarebbe “stop”. Quando uno dei due combattenti farà punto, o sferrerà il colpo decisivo, allora saremmo davanti ad un ippon.

I colori sono una parte importante all’interno del karate: il rosso (aka), blu (ao) e bianco (shiro) sono i tre principali che ogni allievo che si rispetti deve sapere. I karateka devono anche sapere i numeri (almeno fino a dieci) in giapponese che, vengono usati spesso, in allenamento, per sancire il tempo nei kata (combattimento simulato).

Perciò, chiunque abbia voglia di abbracciare il karate, deve sapere che non arricchirà soltanto la sua parte fisica ma anche la sua parte culturale/linguistica che è sempre un bene. Arigatou gozaimasu!

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